Nicola, per tutti Nico. Colangelo, il ragazzo biscegliese del quartiere Salnitro, quello forte sin da bambino, cresciuto sulla strada, perché i più forti calciatori crescono per strada. All’epoca bisognava recuperare il pallone sotto una Fiat 126 o evitare di centrare un lampione o la finestra sbagliata, oggi ci sono tante scuole calcio, dove devi avere la fortuna di imbatterti in un buon maestro. La strada è la strada!
Nasceva nel giugno del 1981 quando Franco Battiato dava alle stampe il successo de “La voce del padrone”, oltre un milione di copie vendute. Anna e Luigi davano alle stampe il suo nome e cognome all’anagrafe del Comune di Bisceglie mentre Ronald Reagan terminava il suo primo semestre di presidenza degli Stati Uniti d’America. Lì, all’ombra della torre di un vecchio mulino a vento, sui campi impervi e in asfalto attorno, fino a giocare sul campo comunale destinato al calcetto, perché si chiamava così, non inorridiscano i puristi!
Nico sin da piccolo aveva dimostrato di avere la stoffa, con il suo mancino mortifero, con il suo passo, con il suo dribbling. Sarebbe arrivato fino in Serie A, magari all’Inter, dicevamo, con la maglia nerazzurra con lo sponsor Misura; alla fine in Serie A ci è arrivato davvero, sempre in nerazzurro, ma non nella serie A delle figurine Panini dei Rummenigge e degli Altobelli, che ci scambiavamo negli anni Ottanta. Quando Matthaus portava l’Inter allo scudetto, era la squadra del mitico “Trap”, Nico era già un formidabile puntero, tanto da iniziare la frequenza presso il campo grande in erba del Don Uva, quello del calcio a undici. L’ho visto crescere e ho captato i suoi continui progressi.
Fino ai diciotto anni c’è stata una crescita imponente, contemporaneamente dove è cresciuto un altro ragazzo di Salnitro, Claudio Lopopolo, un altro puntero, un attaccante di razza trasformato per necessità in portiere. Il baby fenomeno però era lui, Nico Colangelo. Campionato di Promozione, prima il Don Uva, poi il Bisceglie Calcio, fino al 2003, fino ai ventidue anni.
E’ nello stesso periodo che Nico, Francesco Acquaviva e Claudio passano al calcio a 5. Nico e Claudio finiscono al Bisceglie, voluti da Leopoldo Capurso, in Serie B. L’intento era quello di svecchiare la rosa. Francesco invece approderà ad Olimpiadi, nell’under 21 e poi in prima squadra. Per Nico il primo anno di futsal è stato un lungo periodo di adattamento ma già con i primi riscontri positivi. Nico gioca con Calucho Gemelli e Diego, entrambi provenienti dal Brasile, primi stranieri nel futsal a Bisceglie, con Di Chiano e Ricco in squadra. Con loro arriva la conquista della Coppa Italia di Serie B nella Final Four del PalaDolmen, con Claudio in porta e quasi tremila spettatori sugli spalti. Un 4-1 al Palextra Fano di mister Osimani e primo trofeo vero in bacheca.
La stagione successiva, quella del 2004/2005, Colangelo parte con Olimpiadi, in prestito, poi approda al Calcetto Ruvo dal giovane mister Massimiliano Bellarte (lo conoscete, ma alle prime armi), il tutto con trasferimento nel mese di novembre. Non inorridiscano i puristi, si chiamava proprio così, Calcetto Ruvo! La squadra del giemme Savi vinceva in sequenza: Coppa Puglia, Coppa Italia di Serie C, battendo in finale il Viareggio, e la doppia finale del campionato di Serie C1 contro il Martina Calcio a 5. Che sfide! Nico tornava così alla base, al Bisceglie Calcio a 5, nel frattempo approdato in Serie A2. Il gol di Chieti in ripartenza, col suo formidabile sinistro, è stato una perla indimenticabile in una squadra già colma di italo brasiliani.
Dopo un paio di mesi vissuti in massima serie, senza giocare, Nico si trasferisce al Real Gravina in Serie C1, nell’ambiziosa squadra del presidente Petrone, il Moratti del calcio a 5. Poi è la volta di Molfetta, dal 2007. Il Real Molfetta tra Serie C1 e Serie B, dove diventa capitano e beniamino del PalaPoli, dove gli viene affibbiato il soprannome di “Pistolero”, dove vince un’altra Coppa Italia regionale. Quattro stagioni e mezzo, Nico si consacra bomber di razza, infatti, implacabile sotto porta, segna una caterva di gol, oltre un centinaio in biancorosso. Torna al Bisceglie Calcio a 5, stavolta nel dicembre del 2011, lo rivuole Leopoldo Capurso, la squadra è in Serie A. Stavolta Nico troverà finalmente lo spazio per giocare in massima serie. Il percorso della sua carriera è all’apice, finalmente a trent’anni è arrivato l’agognato traguardo auspicato da bambino. Non San Siro ma il caro PalaDolmen, ma è sempre Serie A.
Dopo l’uscita di scena del Bisceglie calcio a 5, avvenuta durante l’estate del 2012, Colangelo ripartirà dalla Salinis, a Margherita di Savoia, con Domenico Lodispoto in panchina che ci crede e lo accoglie dopo una lunga squalifica. I rosanero volano nei play off fino a vincerli, anche grazie ai suoi gol. E’ una cavalcata emozionante, è serie A2! Con i salinari l’avventura andrà avanti per due stagioni e mezzo. Nico torna a Bisceglie, stavolta al Futsal di Francesco Ventura, il tempo di vincere il campionato di Serie B e poi tornare nell’amata Molfetta, in C1, stavolta sponda Aquile, la nuova versione del Real. La sua carriera agonistica finirà nelle file del Nettuno, tra nuovi infortuni e acciacchi vari, conclusione della carriera arrivata dopo ben quindici anni di calcio a 5.
Nico Colangelo ha lasciato il futsal giocato per intraprendere il percorso di tecnico, diventa il vice di Lodispoto alla Salinis, in A2, chi ha creduto in lui da calcettista, ricambiato a suon di gol.
Francesco Dell’Orco