Domenico Amoruso, per tutti Mimmo, è stato uno dei pionieri del calcio a 5 pugliese. Cresciuto a Valenzano, comune appartenente alla città metropolitana di Bari, negli ultimi anni si è trasferito nella residenza di Giovinazzo, dove nel 2016 è approdato sulla panchina della squadra under 21 biancoverde.
Mimmo Amoruso è stato il deus ex machina del Bari Calcio a 5, dal 1993 al 1996, noto anche come Latte Perla, dalla Serie C fino alla massima serie, disputata tra mille difficoltà nella stagione 1995-96. Ex giocatore di Poliseno e Olimpia, la carriera di Domenico conosce il suo apice con la vittoria del campionato di Serie B nel 1995, dopo una gloriosa finale persa nel 1982 con la sua prima squadra di calcio a 5, la Poliseno. Amoruso nasceva come calciatore. Ha giocato in gioventù in Promozione fino a raggiungere l’Interregionale, rifiutando da ragazzino addirittura un contratto che lo avrebbe portato al Milan. La cosa era oramai fatta, ma sfumò per sua volontà, quella di restare a Bari.
Nei primi anni Ottanta, Mimmo andò negli Stati Uniti d’America, a New York, per un periodo di vacanza da trascorrere dai parenti. Quel periodo doveva essere breve, appena una ventina di giorni, invece Amoruso rimase negli States per la disputa dell’intero campionato professionistico americano di “calcio a 6 indoor”, sport derivato denominato Indoor Soccer, oppure Arena Soccer, e giocato su un campo simile a quello dell’hockey, quindi munito di sponde. Domenico ha giocato nella squadra dei New York Arrows, con il fenomeno croato Slaviša “Steve” Zungul, all’epoca ex bomber dell’Hajduk Spalato.
Folgorato da questa splendida esperienza, Amoruso tornò a casa scoprendo che a Bari c’era una nuova realtà di uno sport ai primi passi, il calcetto. Questa squadra era la mitica Poliseno, del compianto presidente Beppe Poliseno. Era il 1982 e, dopo aver vinto la fase regionale, insieme ai cugini dell’Antonella, e quella interregionale superando i potentini del Raid Gomme e i romani dell’Appio Claudio, i baresi affrontarono la Poule Scudetto di Chianciano Terme arrivando addirittura in finale. Quella finale si giocò in diretta televisiva, su RaiTre, nel primo pomeriggio, ma la squadra allenata da Nicola Manzari perse contro l’Hobby Sport Roma trascinata dal forte Tosoni.
La Poliseno vinse per ben tre volte la fase regionale. L’anno successivo furono i romani del Saxa Rubra a fermare Amoruso e compagni nel secondo turno extra regionale, con punte anche di un migliaio di spettatori nei confronti casalinghi disputati al Centro Sportivo Cofit di Via Amendola. Alla fine dell’anno, la Poliseno diventò A.S. Calcetto Bari, ma la disputa del primo campionato nazionale a girone unico, cui era stata ammessa la squadra di Amoruso, saltò dopo il veto della F.I.G.C. che, di fatto, estromise l’autonoma Federcalcetto nella gestione della disciplina. Il Calcetto Bari in pratica tornò alla semplice denominazione di Poliseno.
Mimmo Amoruso nel frattempo era già approdato in nazionale, con il giovinazzese Pino Milella. Entrambi giocavano anche nella selezione regionale guidata da Angelo Carone per poi giocare insieme nella stessa Poliseno. Nel 1986, la selezione regionale arriverà terza nella fase finale di Perugia del Torneo delle Regioni. Un anno dopo, la selezione regionale vide sempre protagonista Amoruso con i portieri Meleleo e Di Cosmo, più i vari Milella, Bavaro, Frasca, Sisto, Cassano, Pesce e Buontempo. In panchina, nella fase finale di Grado, c’era ovviamente il maestro Angelo Carone. Dopo l’uscita di scena della Poliseno (avvenuta nel 1988), Mimmo si trasferì nella fortissima Olimpia, altra storica compagine barese insieme all’Antonella di Carone che invece approdò alla Poule Scudetto di Merano. Per l’Olimpia cominciò una serie di affermazioni in Coppa Puglia mentre la squadra più forte dell’epoca si dimostrò essere il Taranto.
Nel 1993, l’Olimpia Bari vinse il campionato regionale ma rinunciò alla Serie B lasciando così spazio alla compagine rivale del Bari Calcio a 5 del presidente Angelo Solimando, che si affidò a Domenico Amoruso nel doppio ruolo di allenatore-giocatore insieme agli ex Bari Calcio Michele Armenise, Onofrio Loseto, Gianfranco Cannone e Nino Bellomo come neoacquisti per il campionato nazionale di secondo livello. Il Bari giocava le partite interne nel campo coperto del De Palo di Palese, affidandosi tra gli altri a giocatori come Mimmo Di Cosmo, Maurizio Mazzarella, entrambi portieri, poi Gennaro Andidaro, Vincenzo Lorusso, Stefano Incerto, Lele Belviso e Francesco Tesauro, oltre ai già citati ex calciatori del Bari 1908. Nella prima stagione di B, il Bari Calcio a 5 arrivò quinto, gettando così le basi per l’assalto alla Serie A grazie anche agli innesti di giocatori come Roberto Castellaneta e Lorenzo Genchi, entrambi provenienti dal Taranto ma baresi doc. Nella stagione 1994-95, la banda terribile di Mimmo Amoruso, targata Latte Perla, dopo aver perso il derby di B contro l’Olimpia, nel frattempo salita di categoria, riuscì a inanellare tre vittorie di fila che portarono il sodalizio del capoluogo a pari punti (41) in vetta insieme al Pomezia. Nell’ultima giornata, il Bari travolgeva in casa il Sitisol Roma per 8-0 mentre il Pomezia veniva clamorosamente bloccato sul pari dall’Alatri. Per Amoruso e compagni fu l’apoteosi: Serie A raggiunta! Per la squadra del presidente Solimando ci fu anche la disputa dei play off scudetto con la sconfitta al primo turno a Milano per 5-1.
L’anno della Serie A però, con l’abbandono dello sponsor principale e con una miriade di difficoltà logistiche, diventò un vero calvario. In Serie A giocarono i portieri Angelo Quaranta (ex Taranto Calcio) e Maurizio Mazzarella, poi i vari Nico Vitto, Roberto Castellaneta, Nino Bellomo, Francesco Tesauro, Gianfranco Cannone, Cesare Marasciulo (autore di ben 35 gol), Lorenzo Genchi, Michele Andresini, prima del ritorno a Conversano, Mimmo Amoruso, Lele Belviso, Domenico Trimigliozzi, l’enfant prodige Tommy Alessandrino, più diversi altri giovani schierati nelle ultime giornate, incluso il greco Kiafas. Il Bari arrivò ultimo, dalla gloria alla polvere, ma che esperienza! Domenico Amoruso fu persino costretto a vendere una sua automobile, una Saab Turbo, per autofinanziarsi il proseguimento del campionato con le ultime costose trasferte, come quella di Palmanova, in provincia di Udine, e Verona. Il Bari in seguito rinunciò anche alla disputa della Serie B per ripartire dal regionale.
Per Amoruso seguì l’esperienza alla Magis Bari oltre alle panchine di squadre di calcio, soprattutto nei settori giovanili, come a Modugno con la Penni, quindi un’esperienza anche a Noci, nel calcio a 5, e nella già citata Giovinazzo con gli under 21. Mimmo Amoruso è stato un giocatore dalla grande tecnica, un atleta dinamico, rapido negli spazi stretti, quindi più idoneo al futsal che al calcio. Suo figlio, Sebastian, invece ha scelto il calcio, infatti, è un arcigno difensore centrale classe 1992, cresciuto nelle giovanili del Bari per poi giocare in Eccellenza con Libertas Molfetta, Molfetta Sportiva e Molfetta Calcio, per poi passare al Martina, in Promozione.
Mimmo Amoruso è stato tutto questo, un talento, uno scopritore, un pioniere e un promotore della disciplina, uno come pochi.
di Francesco Dell’Orco
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