Servirebbe un libro per raccontare di Massimo Sbiroli. Anche per lui servirebbero fiumi di inchiostro da consegnare ai posteri. L’angelo appassionato ora veglia sui tre colli in attesa di una rinascita del futsal a Putignano, dopo anni di successi, dopo lustri di gioia e di sofferenza.
Sbiroli è stato presidente e principale artefice dei successi dello Sport Five Putignano, la squadra rossoblù che ha calcato per tre stagioni anche la massima serie e che insieme al Bisceglie Calcio a 5 del presidente Russo ha rappresentato la migliore espressione del futsal in Puglia in quarant’anni di storia.
Lo Sport Five è partito a suo tempo dal campionato regionale col nome di Centro Sportivo La Quercia, dove giocava all’aperto, sull’erbetta umida delle gelate d’inverno, ereditando il titolo del Grotte. Al termine della stagione 1995/1996, il sorprendente La Quercia saliva in Serie B dopo il doppio confronto contro il Ville Neuve Barletta, con i vari D’Aprile in porta, poi Daresta, Loliva, Giliberti, Sabatelli, Monopoli, il buon Massimo, all’epoca bomber di razza, che ringrazio per il materiale fornitomi tempo fa, poi Piepoli, Vinella, Losavio, Netti e Mansueto. In panchina c’era già Corrado Napolitano.
In Serie B arriveranno anche i vari Marasciulo, Andresini, Chiaffarato e Vitto, tutti giocatori in evidenza in quel periodo, con Massimo Sbiroli presidente, già mecenate della squadra di calcio a cinque del paese, con l’obiettivo di mantenere la categoria nazionale. Nel 1998 però la prima retrocessione ma anche il successivo ripescaggio ed il cambio di denominazione in Sport Five, con l’acquisto del forte Angiulli e l’innesto del portiere Dalena con il giovane Impedovo. Nel 2001 arriva una seconda retrocessione ma stavolta si deciderà di ripartire dalla Serie C, accettando serenamente il verdetto, con saggia umiltà. Un solo anno di purgatorio e lo Sport Five tornerà in Serie B più determinato che mai. Saranno anni di lotta ai vertici nel tentativo di fare il salto di categoria, quello in A2. La Serie A all’epoca era un sogno lontano ma il presidente Sbiroli avrebbe lavorato sodo per raggiungere anche quell’incredibile obiettivo. Otto anni dopo quel sogno sarebbe diventato realtà.
In Serie B, con Segundo, Rodrigo Garagnani e Morrone si provò già da subito a fare il grande primo salto, poi arrivarono Cassiano, Anderson e Michel Honorio. La strada per la Serie A era ancora lontana. Massimo però salutava il nostro arido e a volte perfido mondo prima dell’approdo nell’agognata massimo serie. Lui, persona autentica, buono, mite e comunque carismatico, apprezzato da tutto l’ambiente, è andato via così, dopo una lunga e dolorosa malattia, nelle prime ore di una infausta domenica milanese del settembre del 2007, a soli quarantatré anni, quando la sua squadra iniziava a prendere confidenza con la seconda stagione di Serie A2, dopo il salto di categoria avvenuto nel 2006. L’obiettivo, il primo, era stato raggiunto dopo un lungo testa a testa con il Modugno, dopo diversi tentativi negli anni precedenti, anche grazie ai primi stranieri di qualità, come Davì, il già citato Anderson De Mello, Maoski, Favalli e Michel Honorio, con gli indigeni D’Ecclesiis in porta e Daprile a caricare il gruppo come un leone, con in panchina ancora Corrado Napolitano. Si giocava nella palestra scolastica “Stefano da Putignano”, in Via Carafa, troppo piccola per accogliere tutti i tifosi. C’erano grandi e piccini che accorrevano al palazzetto, anche i nonni, era una gran festa, però serviva un palasport vero, una struttura più capiente.
Per molti quella sorte non fu una sorpresa, già sapevano del male, della carogna che non guarda in faccia a nessuno ma che non può scalfire l’anima di una persona tenace e generosa, per molti altri è stata una notizia drammatica, triste, inaspettata e sconfortante. Il volo in cielo lo aveva separato dalla moglie Teresa, dalle due figlie, dai suoi familiari, fratelli e genitori, e da un’intera comunità, sportiva e non, dai tifosi e dalla gente di strada, dai conoscenti ai semplici appassionati di calcio a 5 di altre città che lo apprezzavano perché mai sopra le righe.
Le redini della società però verranno prese da suo fratello Francesco, con l’aiuto di Sigi Sannazzaro e Pino Napolitano, nell’intento di proseguire il cammino portato avanti in tanti anni da Massimo. Passeranno alcune stagioni e lo Sport Five volerà in Serie A. Verrà finalmente ultimato il PalaFive, uno dei sogni di Massimo Sbiroli, non a caso intitolato proprio a lui e capace di ospitare anche più di seicento persone, grandi e piccini, uomini e donne, tutti appassionati ai colori rossoblù.
Al termine della stagione 2009-2010 il sogno si avvera: secondo posto nel girone B di Serie A2, con tanto di derby con il CSG, poi i play off. Vengono superati nell’ordine Ceccano e Modugno, poi è la volta del drammatico doppio confronto contro il Venezia. I pugliesi subiscono un 5-4 in Veneto ma è un risultato assolutamente ribaltabile. Al PalaFive non si passa, anzi, c’è la Torçida con il suo sostegno e con la sua coreografia, sarà un 5-1 senza storie. Massimo finalmente potrà esultare da lassù, il suo sogno si realizza. Kiko Bernardi in porta, poi Edu Dias, Bruno, Piffer, Silveira, Clayton, Thiago Cavalcante, Almir, Fininho. In panchina c’è ancora Corrado Napolitano a cui subentrò Massimo Monopoli, già bomber implacabile ai tempi della prima Serie B.
Lo ricordo ancora con la sua telecamera su un treppiedi prima di un’amichevole a Bisceglie. “Era abituato a vincere su tutti i campi, sportivi e non, ma alla fine ha trovato un avversario più forte di lui. Uno di quegli avversari per cui provi paura solo al sentirne parlare.” scriveva Eugenio Di Lorenzo. L’auspicio è che quel 15 maggio del 2010 il Presidente abbia potuto apprendere con grande gioia da lassù del risultato del PalaFive, e che tre anni dopo abbia potuto accettare il verdetto del destino, quello che in qualche modo ha portato via dalle grandi platee la squadra dei suoi sogni.
Lo ricorda bene anche Gennaro, uno dei tifosi più vicini alla squadra, che anche grazie a Massimo si è avvicinato al mondo dello Sport Five e al futsal in generale. Frammenti di memoria, come la vittoria di Conversano, determinante per la promozione in A2, come la gara di esordio nella nuova categoria e la Final Four di Coppa Italia di Serie B, con la semifinale persa in modo beffardo a Belluno contro i padroni di casa della Canottieri. E lì, in quei giorni di ritiro che Gennaro vive da vicino la figura del presidente Sbiroli, con l’affetto che dimostrava verso i propri giocatori, considerati suoi figli, e verso lo staff.
Il destino a volte è crudele, il ricordo però resterà indelebile. Ciao Presidente!
di Francesco Dell’Orco